Psicologia Evolutiva

Dott.ssa Sheila Manoli

Che cos’è la Psicologia Evolutiva?

La psicologia evolutiva è una branca della psicologia dello sviluppo che si occupa dei diversi aspetti della personalità dal neonato al giovane adulto passando attraverso le diverse fasi di sviluppo, dalla prima infanzia all’adolescenza. 

Devi sapere che in queste fasi di sviluppo che si susseguono il bambino-adolescente acquisisce, tramite processi cognitivi ed emotivi, sempre più autonomia e maturazione personale e sociale attraverso il superamento di determinati “compiti evolutivi”. 

Il mio compito come psicologa evolutiva è promuovere il benessere psicologico del bambino e dell’adolescente, aiutando i genitori nel loro ruolo di educatori in tutte le fasi della crescita per ritrovare le sfumature dell’anima e poter creare nuovi mondi.

Con il denaro sapientemente risparmiato, fra i tredici e i quattordici anni mi comprai una cassetta da pittore con colori ad olio.

Ricordo ancora la sensazione o meglio, l’esperienza vitale del colore che esce dal tubetto. Una pressione del pollice, e uno dopo l’altro quegli esseri straordinari che vengono chiamati colori venivano fuori esultanti, festosi, riflessivi, fantastici, immersi in sé, vivi in sé e per sé, singolarmente dotati di tutte le qualità necessarie a condurre una vita autonoma e pronti in ogni momento a piegarsi spontaneamente a nuove combinazioni, a mescolarsi fra loro e a creare serie infinite di mondi nuovi.

Il colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martello che colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde.

– Wassily Kandinsky

Domande frequenti

Cosa sono i compiti evolutivi?

I compiti evolutivi che il ragazzo si trova a dover affrontare nel suo processo di crescita dalla nascita ai 18 anni sono delle tappe evolutive che determinano a loro volta periodi di crisi fisiologici finalizzati al raggiungimento di un adattamento tra la propria visione del mondo e la sempre maggiore complessità della vita interiore.

Probabilmente anche tu in adolescenza ti sarai trovato a conoscere e gestire i cambiamenti del tuo corpo, la maturazione sessuale e a costruire un’immagine di te autonoma e indipendente dai tuoi genitori?

Ecco questi sono alcuni esempi di “compiti evolutivi” che l’adolescente si trova a dover affrontare. 

Devi sapere che a volte accade che durante questi periodi fisiologici si incontrano maggiori problematicità. È del tutto normale. Ma è importante comprendere e accogliere questi momenti e promuovere il benessere emotivo e psicologico del bambino, nella sua unicità.

Quando rivolgersi ad uno psicologo evolutivo?

Iniziamo con lo sfatare un mito: non è necessario che la situazione sia “grave” per pensare allo psicologo! Infatti anche “piccoli” problemi possono giustificare un consulto.

Lo sapevi che il protrarsi nel tempo di condizioni di stress può infatti diminuire nei genitori le risorse da mettere in gioco per attivare un cambiamento?

Ti sarà sicuramente capitato di non riuscire a gestire un problema apparentemente semplice come ad esempio una difficoltà comunicativa e di relazione con tuo figlio.

Chiedere un consulto non è indice di fallimento nel ruolo genitoriale, al contrario significa che … ?

Quali sono le problematiche affrontate da uno psicologo evolutivo?

Le problematiche affrontate nei colloqui in età evolutiva sono diversificate e molto eterogenee e diversificate.

Ti sarà capitato sicuramente di confrontarti con altri genitori e trovare dei punti in comune nella relazione con tuo figlio. Però una problematica simile può celare differenze sostanziali e necessitare quindi di interventi diversi per la risoluzione.

Per questo può essere importante confrontarsi con un esperto.

In particolare le problematiche affrontate possono riguardare:

  • periodi di particolare tensione in famiglia, non necessariamente legati al bambino (ad es. separazioni, lutti, malattie, grandi cambiamenti di vita);
  • comportamenti problematici o periodi di regressione nelle competenze del bambino che non si modificano, nonostante si siano già messi in atto dei tentativi;
  • vissuti di preoccupazione o ansia rispetto al bambino, ad esempio per cambiamenti di cui non si capisce il motivo;
  • vissuti personali traumatici che si possono riattivare con la genitorialità;
  • difficoltà di regolazione del bambino sul piano emotivo-comportamentale (es. fatica con regole e limiti, irritabilità o chiusura emotiva e sociale);
  • difficoltà di separazione (es. l’inserimento al nido o all’asilo);
  • desiderio di ricevere consiglio su temi di interesse educativo.

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Iniziare un percorso insieme deve essere una scelta reciproca basata sulle sensazioni del primo incontro. Per questo il primo colloquio è sempre gratuito, per permetterci di conoscerci e sceglierci liberamente.




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